Oggi mi prendo le mie responsabilità.
Come ogni Domenica sono tornata a casa dei miei, con la valigia piena di vestiti sporchi e la colazione ancora nello stomaco. Era già l'ora di pranzo. Non ho mangiato ma mi sono comunque seduta e ho passato il tempo fissando la cucina, mia madre, mio padre e mio nonno (special guest della Domenica in casa R.).
Che strani gli occhi con cui guardi la tua famiglia, ridotta ad un posto in cui tornare la Domenica.
Non abbiamo niente da dirci e non mi conoscono. Ma a me va bene così.
Se fosse diverso dovrei dare spiegazioni che non sono in diritto di avere nemmeno io.
E così passa la Domenica, fissando le piastrelle gialle e il finto legno, e la bocca di mia madre e quella di mio padre che fagocitano cibo senza parlare.
Ma oggi mi prendo le mie responsabilità ed ammetto che è colpa mia. Se non me ne fossi mai andata e fossi rimasta per sempre a crogiolarmi nel caldo nido materno, ora forse loro mi conoscerebbero. Mi conoscerebbero per quello che vorrebbero fossi, e che non sono mai stata. Fortunatamente.
Io a tornare proprio non ce la faccio.
Mi sento un adolescente fuggita che vorrebbe fuggire di più, ma più di così poi, dove cazzo vado?
Mamma, ti voglio bene.
Me lo tatuerò addosso, mamma.
Mamma?
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